È Marcello Poli il nuovo presidente della Trentino Volley
Si è chiusa ieri sera, con la celebrazione dell’assemblea dei soci, il triennio di Bruno Da Re alla guida della Trentino Volley. Era toccato a lui, infatti, gestire il periodo di traghettamento dalla storica gestione di Diego Mosna, durata 21 anni, a quella di un nuovo imprenditore da definire. Un’anomalia nel mondo della pallavolo, dove la carica societaria più elevata spetta quasi sempre ad uno dei proprietari, ma anche un periodo nel corso del quale la società di via Brennero ha vinto scudetto e Champions League, ritornando al vertice dopo un lungo periodo nel quale aveva dovuto lasciare strada ai cicli vincenti di Civitanova e Perugia. Non c’erano dubbi sul fatto che a ricoprire questa carica, alla scadenza, sarebbe stato un membro della famiglia Poli, e la scelta è caduta sui Marcello.
Trentino, classe 1957, è imprenditore di rilievo nel settore della grande distribuzione alimentare. È amministratore delegato dell’azienda di famiglia, il Gruppo Poli, che conta una rete di sessantasette punti di vendita ed impiega circa duemila collaboratori. Nel corso della sua vita professionale ha ricoperto incarichi di amministratore in altre aziende del settore ed in aziende ed istituzioni finanziarie. Condivide con la moglie la passione per la cinofilia, allevando levrieri irlandesi. Si è avvicinato alla pallavolo grazie a Trentino Volley, con cui la sua azienda ha consolidato da tempo una importante partnership, sponsorizzando dal 2014 in esclusiva la maglia del libero, ed entrando anche nella compagine sociale. L’interesse è diventato in fretta passione, tanto da non far mancare mai il suo supporto di tifoso e la sua presenza al palazzetto, sia per la squadra maschile, sia per quella femminile.
Il suo incarico scadrà nel 2027, quando l’assemblea dei soci dovrà decidere se confermarlo. Il nuovo consiglio di amministrazione è composto da Marcello Poli, dal vicepresidente Fabrizio Lorenz e dal consigliere Bruno Da Re, che rimane quindi in seno alla società, anche perché, mancando la figura del direttore sportivo, toccherà sempre a lui gestire l’organico e la costruzione della rosa.